– Babbo cosa sono i politici?
– Guarda piccolo mio, ricordi quando scendevamo alla stazione centrale e c’era sempre quel signore che su un cartone faceva il gioco delle tre carte?
– si
– E ricordi che accanto a lui c’era sempre almeno un uomo che, nel momento in cui si dovevano scoprire le carte, parlava sempre con le persone distraendo la loro attenzione?
– si
– Ecco, più o meno, quello era un politico.
Comunque vada, mi fido dell’incedere in avanti dell’umanità. Del principio vitale e creativo.
Il problema è che della storia avete imparato solo le date e mai i meccanismi.
Ci deve essere una sorta di principio regolatore a governare le leggi dell’universo. Toglie la vita, toglie e dà. Forse, abbiamo solo da imparare il più possibile ad essere un recipiente vuoto. Mah! Giocando con un bastone mandai in frantumi la volta della costellazione, familiare. Ma dimenticai di togliere i vetri da terra.
No, no! Io non gioisco!
E’ dal ’46 che non siamo liberi di crescere.
E chiunque ci abbia provato, in un modo o in un altro, ha fatto una brutta fine.
No, no! Io non gioisco
ne per la vittoria dell’uno
ne per la sconfitta dell’altro.
Che di guardar partite truccate a tavolino non ne ho mai avuto voglia, ne tempo, ne sollazzo.
Lo so che là fuori la democrazia non esiste.
Esistono solo giardini recintati dove pascere i capi di bestiame
che altrimenti andrebbero a morte certa.
No, in questa situazione, non ho nulla per cui gioire.
Solo certezze da evitare.
Sprazzi di sensi 